expr:class='"loading" + data:blog.mobileClass'>

6 maggio 2012

Sic ego nec sine te nec tecum vivere possum - certi amori non finiscono fanno dei giri immensi e poi ritornano - storie tragiche nate per gioco troppo vicine o troppo distanti - hai fatto il massimo il massimo non è bastato e non sapevi piangere e adesso che hai imparato - con te vivevo un sogno ma ora sono sveglio - perché mi amavi non l'ho mai capito così diversa da quei tuoi cliché perché fra i tanti bello che hai colpito ti sei gettato addosso proprio a me - sono riusciti a cambiarci ci son riusciti lo sai - chi se ne va che male fa - we gotta fight fight fight fight for this love - tante cose sembrate credute diverse come un prato coperto a bitume - noi non vogliamo saluti auguri un altro numero in rubrica noi vogliamo la carne le labbra poi sento le chiavi nella serratura e mi rassegno al fatto che io in questa vita o ti amo o ti ammazzo - sei l'uomo più egoista e prepotente che abbia conosciuto mai - maybe our relationship isn't as crazy as it seems maybe that's what happen when a tornado meets a volcano - asseconderò ogni tua perversa inclinazione proverò ad interpretare ogni tuo malumore - io mi dico che è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati - ricordati di me - facciamo pace a letto e non dentro la testa chiunque ci sentisse in questa discussione direbbe lei cretina ma lui che gran coglione - come fa ridere adesso pensarti come un gioco - però che Bohéme confortevole giocata tra case e osterie - credevo che Bologna fosse mia - questi amori un poco neorealisti non mi eccita neanche un bel finale - mi sono accorto che sto bene solo quando sto con te ma so che questo non conviene non conviene - non conta più sapere chi ha ragione non conta avere l'ultima parola ora.

Forse il destino è un vecchio imbroglione annoiato che gioca con le vite della povera gente; forse il destino si diverte a darci qualcosa di meraviglioso per poi portarcelo via in un secondo momento.
Forse dovrei essere più ottimista, avere speranza, essere forte e arrogante come sono sempre stata e fingere e ancora fingere che vada tutto bene per poi accorgermi che non sto fingendo affatto - o che per me fingere è diventato così normale così ovvio così quotidiano che ho dimenticato dove sta quel confine sottile che separa le finzioni dalle realtà, come quando non si trova più il segno dello scotch e si è costretti a strapparlo a morsi per poterlo utilizzare.
Forse dovrei dirmi le solite cose, alternare l'amore e l'odio e uscire e divertirmi e raccontarmi a intervalli più o meno regolari che andrà tutto bene, e se non dovesse andare bene prima o poi passerà, ricordarmi che la gioia arriva sempre dopo il dolore e che le cose finiscono per permetterti di essere più felice ma quando finiscono tu ancora non lo sai, rimbambirmi da sola con filosofie spicciole e giustificazioni di psicologia cagate fuori da un libro che ho sfogliato distratta all'autogrill, fare l'elenco di tutte le cose che potrei permettermi se un giorno di questi tu dovessi uscire definitivamente dalla mia vita; e invece me ne sto in pigiama a vegetare dal letto al divano e dal divano al letto e persino farmi la doccia mi sembra un'impresa titanica.
Quel che so, che ancora mi da forza, è che ci avevo creduto e ci credo ancora; e vorrei imbrogliarlo io il destino, vorrei riprendermi ciò che mi ha dato e che poi ha cercato di togliermi, perché io mi rifiuterò di chiamare vita questa vita senza te - magari non per sempre, quello no, solo voglio credere che ne abbiamo ancora parecchi di endecasillabi da parafrasare e di pagine da scrivere. 

Nessun commento:

Posta un commento