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29 settembre 2013

Un blog all'antica

Ciao lettore. Per scusarmi del fatto che sono sparita per due mesi mi giustificherò raccontandoti una storia sentenziosa e lacrimevole. Goditela.

La prima volta che ho aperto un blog avevo quattordici anni, era il 2003. Ne sono passati dieci, e mi sono resa conto che internet è cambiato, e io certe cose non so più farle. Non so adattarmi alla filosofia dello smartphone, infatti non ne ho uno. Mi terrorizza l'idea di essere always connected e sebbene io lavori nel digital/social quando stacco mi piace beh... Staccare. Stendermi davanti alla televisione, leggere un libro, affacciarmi alla finestra e spiare nelle case degli altri, pensare ai cimiteri. Insomma, cose normali.

Sulla promozione di sé stessi io non credo di essere del tutto sul pezzo. Mi piace farlo per lavoro, ma io non sono un brand. Io sono una persona, e non voglio che la mia intera vita sia sbattuta su internet. Non è questione di privacy, ma di tempo. Nel mio tempo libero non voglio fare la blogger. Nel tempo libero io voglio fare la Vanna e la Vanna, da che mondo è mondo, un blog ce l'ha sempre avuto.

E poi c'è l'imbarazzo, è più forte di me. Mi imbarazza da morire pubblicizzare i miei post, condividerli a cannone, obbligare tutti voi a considerarmi. L'internet è cambiato, e sono cambiata io. Quando ero un'adolescente ero molto egocentrica, ora penso semplicemente che le persone abbiano di meglio da fare che leggere, ascoltare, considerare me. Non è vittimismo, solo un dato di fatto che accetto serenamente.

Perché non posso scrivere e basta? Perché non posso fare come nel 2003, quando il blog era solo il diario online? Io ci faccio quello che mi pare, non sono qui per piacere a nessuno. E invece dovrei buttare il blog su tutti i social network, sì persino su Linkedin, come fosse una qualifica. E dovrei sfruttare la mia immagine, truccarmi per sessioni di "selfies" davanti alla webcam, farvi vedere quanto sono carina mentre la luce della lampada mi scartavetra i lineamenti. E sono carina, sì, perché del resto mi si vedono solo gli occhi e gli occhi, almeno quelli, ce li ho belli. E truccati. Per fotografarmi davanti alla webcam. Oggi i blog, e i blogger, sono tutti un po' così e io mi rendo conto di non esserne capace.

Io davvero ne ho la bacheca piena di foto degli altri, delle altre sopratutto. Insomma, a volte io passo 40 minuti a torturarmi sul pubblicare o non pubblicare un autoscatto insignificante (vedasi foto), ho sempre come la sensazione di... Di risultare ridicola. E probabilmente lo sono. Poi le pubblico lo stesso perché lo fanno tutti, perché lo facevo anche nel 2003 e non credo che ci sia niente di male, ogni tanto, nell'usare uno strumento di comunicazione come internet per trovare delle conferme. Non ce ne dovrebbe fregare un cazzo dell'opinione degli altri? Può darsi. Io non ci riesco, a me di quello che pensano gli altri, non tutti, gli altri - beh un po' mi interessa. Parecchio. Ma non me la sento di fotografare la mia intera vita e poi farla vedere a tutti, com'è bellissima con il filtro old style. Sinceramente. Mi sono sempre reputata una persona abbastanza "dipendente" da internet e da tutto ciò che è social network, perché dal 2003 non solo apro blog, ma frequento forum, che sono gli antenati di Facebook e compagnia cantante. Eppure la mia idea di internet per quanto riguarda i blog è ferma al 2003. Questo è il mio diario. Ci scrivo quello che mi pare, quando mi pare, non sono qui per piacere a nessuno.

Per fare le blogger di successo è basilare avere una webcam. Io ce l'ho, ma non la uso (quasi) mai. 

Che poi nel 2003 non si stava mica neanche tanto male. Non c'era la crisi, e nemmeno Real Time TV. Non c'era nemmeno Facebook, e quindi io probabilmente non avrei un lavoro. O ne avrei un altro meno bello. O più bello, chi lo sa. Non tornerei nel 2003, perché anche se andavano di moda le gonnelline scozzesi che mi stavano da Dio io sono contenta della vita che ho ora, e di alcune cose che ci sono ora: la legge antifumo nei locali pubblici (e lo dico da fumatrice), X Factor, i jeans elasticizzati. Del 2003 rimpiango i miei quattordici anni, i miei pomeriggi dopo la scuola e il mio blog. E siccome i primi due non torneranno mai più, cerco di recuperare almeno il terzo.

Mi adatterò, ahimè lo sto già facendo. Ci provo anch'io ogni tanto a scrivere qualcosa di intelligente, e infatti mi invitano alle conferenze di SEL, in cui espongo il mio punto di vista sulla questione lavoro e litigo con gli anziani. Ma il più delle volte vorrei non scriverci niente, solo quattro righe disimpegnate come queste, e credo che ricomincerò a farlo - come fossimo nel 2003.

Sto bene, lavoro tanto, vivo serena come posso, rifletto spesso sulle case degli altri, sui cimiteri, sulla morte, leggo libri, vado in palestra, fantastico sulla mia partecipazione a X Factor, e mi guardo i capelli crescere. Vi penso. E tornerò presto, lo prometto.

Ciao amici.

Vanna